martedì 11 dicembre 2007

TORINO: IL PRINCIPE AMEDEO ALLA PRESENTAZIONE DELL'ANNUARIO DELLA NOBILTA' ITALIANA


Torino, 10 Dicembre 2007 – Nella prestigiosa cornice di Palazzo Lascaris,

Sede della Regione Piemonte, si è tenuta la presentazione della XXVIII edizione dell’Annuario della Nobiltà Italiana, monumentale opera che raccoglie informazioni su oltre 19.000 Casati.
La prima edizione dell’Annuario della Nobiltà Italiana venne stampata nel 1879 grazie ad uno dei maggiori studiosi mondiali di araldica: Giovanni Batista di Crollalanza.


Ospite d’eccezione dell’incontro è stato S.A.R. il Principe Amedeo di

Savoia, autore della nota introduttiva al volume.
Il Principe, accolto dal Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Davide Gariglio e dal parlamentare torinese On. Giorgio Merlo, che hanno fatto gli onori di casa, ha visitato l’esposizione di volumi araldici allestita per l’occasione.


Prima della presentazione dell’Annuario, il Capo di Casa Savoia ha

ricordato uno ad uno gli operai recentemente scomparsi per incidenti sul lavoro, chiedendo un minuto di silenzio. Il pubblico presente si è alzato in piedi per questo toccante e significativo momento di raccoglimento.


Il Principe Amedeo ha illustrato i pregi di questa opera che raccoglie

informazioni su famiglie nobili e notabili ed è da considerarsi il lavoro scientifico più completo nel suo genere.


S.A.R. ha tenuto particolarmente a sottolineare che sono state inserite

nell’Annuario tutte le famiglie dell’aristocrazia ebraica italiana. Non sono state “reintegrate” ma si sono ritenuti nulli i provvedimenti che, nelle versioni precedenti, le avevano escluse.



Andrea Borella, curatore ed editore dell’Annuario, ha analizzato il

contesto storico del neonato Regno d’Italia che, sin dalla sua fase iniziale di unificazione, ha avuto il merito di considerare e riconoscere le famiglie nobili degli stati pre-unitari.


Borella ha parlato della Consulta della Commissione Araldica che, durante

il periodo fascista, ha perso - qualitativamente parlando - valore in quanto venivano nominati i membri in base a umori politici, collocando al suo interno persone gradite al potere ma non araldicamente competenti; per questo motivo importanti famiglie nobili non furono censite e quindi riconosciute dallo Stato.


Le famiglie nobili ebraiche non vennero mai escluse dagli elenchi ufficiali

ma venne impedita la pubblicizzazione delle stesse.


Al giorno d’oggi abbiamo circa 70 mila nobili italiani, dispersi in 140 paesi

nel mondo, che si sono trasferiti principalmente per esigenze di lavoro. La maggior parte di essi rientra un un contesto di patriziato locale, solo una minima parte appartiene a famiglie di rilevanza nazionale.


Al termine dell’incontro il Principe ha rilasciato delle interviste, fra cui una

al canale televisivo Raiuno.


L’Unione Monarchica Italiana era rappresentata dal Vice segretario
nazionale Carmine Passalacqua, dai coordinatori di Torino Edoardo Mauri ed Ezio Susella, dal coordinatore di Novara Alessandro Pezzana e dal coordinatore di Varese Davide Colombo.

Fonte -
NEWSLETTER del sito www.varesemonarchica.it

lunedì 10 dicembre 2007

Trovato il cimitero ducale dei Gonzaga

Riproponiamo ai Nostri lettori due articoli di estremo interesse sulla recente riscoperta del cimitero ducale ospintante centinaia di Gonzaga succedutisi nei secoli. Una nuove luce sul passato del nostro paese e su la storia di una importantissima famiglia. (Per un esteso albero genealogico rimando quì).

E.B.



Trovato il cimitero ducale
Centinaia di ossa. E i nomi? Ci sono le lapidi

Trovato. Il cimitero dei Gonzaga ha la gobba e sta sotto la scala - la stranissima scala semicircolare - della basilica di Santa Barbara. Ha la gobba perché fra la selva di ossa che i preti già consacrano come “sepolcreto”, ci sono anche le vertebre e scapole storte del duca Guglielmo. Salito al cielo nel 1587, livido e barbuto, fu il principe col quale lo stato di Mantova conobbe il tempo più bello e prospero. Anche musicale. La chiesa palatina fu pretesa dal Gobbo, per fare musica. Martedì Santa Barbara ospiterà la seconda parte dell’Oratorio di Bach diretto da Koopman. La curia ha pensato di blasonare l’evento presentando il progetto musicale della basilica e annunciando che sotto il pavimento ci sono i sepolcri dei Gonzaga. Prima nessuno. Adesso tanti in una volta.

È un riscontro. Sulle scoperte e i rilievi (archeologici e medici) il riserbo è strettissimo. Scioglieranno il mistero, martedì prossimo in Curia, il sovrintendente Luca Rinaldi e il direttore dei restauri Giovanni Mori. La novità è questa: sulle pareti delle camere funebri per ciascun c’è una lapide col nome di ogni individuo.

Se i documenti dovessero avere ragione, nella selva di ossa dovrebbero esserci i resti di almeno tre duchi.

In sequenza cronologica: il padre Federico II, committente di Palazzo Te; del primogenito Francesco III che morì di polmonite dopo un accidentale bagno fuori stagione nel Lago durante una battuta di caccia; del secondogenito succedutogli sul trono, Guglielmo.

Oltre a questi anche lo scheletro di Domenico Guglielmo Lungaspada, figlio di Vincenzo I, e quindi i resti delle donne. Dovrebbe trattarsi del più importante ritrovamento del genere dei tempi contemporanei, se si considera che negli anni Sessanta don Costante Berselli individuò nella chiesa di Santa Paola la tomba di Isabella d’Este e del marito Francesco II più altri famigliari ascendenti e discendenti.

Tutto finì nel tritaossa della dimenticanza e della dispersione. Meno che per il ramo francese della decandenza, rappresentato in Santa Barbara dai resti di Carlo I e dal cranio dell’ultimo duca Ferdinando Carlo il Fellone. Non è che i Gonzaga sono perseguitati dalla maledizione della razza “evidentissimi in vita, spariti in morte”, perché le loro sepolture sono state o continuano a essere introvabili.

La verità è un’altra: le visite ai loculi, nei secoli, sono state frequenti, rapinose o curiose, dai lanzichenecchi ai francesi di Napoleone, dalle acque e dalle melme del Mincio fino agli storici armati di torcia, trapano e un cuore indomito da Indiana Jones.

Delle sepolture collettive di Santa Barbara si sapeva tutto. Dai documenti contemporanei a Guglielmo e da quelli di poco posteriori. L’occasione per individuarle e vederle è stata data dal recente cantiere del restauro totale della basilica. Via il pavimento ecco le due camere funebri, alla sinistra della scala che stilizza l’impresa gonzaghesca del Monte Olimpo. La stanza degli uomini e quella delle donne, comunicanti, e raggiungibili non attraverso la cripta (troppo facile), ma da una gradinata che cala sottoterra dietro un lastrone altrettanto funebre nel corridoio della sagrestia. Brividi, macigni e cunicoli.

La cripta non c’entra. Originale quanto la chiesa superiore, quella inferiore, a tre navate e con cappella ellittica, non dà accesso ai vani tombali. Però - in chissà quali tempi e con quali strumenti - qualcuno mise gli occhi nelle fondamenta della chiesa ducale. Bucò la parete per vedere al di là. Buio pesto, ma non per la telecamerina che in tempi più recenti ha “visto” la selva delle ossa.

Tutto vero. Guglielmo è sepolto lì sotto, insieme agli altri. Ogni signore aveva anche il suo programma di vita eterna. Sua moglie, Eleonora d’Asburgo, preferì il pavimento della chiesa della Trinità (oggi Archivio di Stato). I nonni suoi, Francesco II e Isabella d’Este decisero invece di farsi seppellire nella chiesa di Santa Paola, mentre il figlio Vincenzo I con la nuora Eleonora de’ Medici preferì la cripta di Sant’Andrea. A ognuno la sua fine, chi dentro il saio francescano, chi con la corona, l’ermellino e lo spadone. È il caso megalomane di Vincenzo I, che però non si trova.
La chiesa palatina di Santa Barbara è officiata, è proprietà della diocesi, con la sua acustica e il suo organo Antegnati è una straordinaria aula da concerti.

Nel suo piano di sistemazione della corte il duca Guglielmo nel 1562 commissionò una nuova chiesa privata nella zona “del gioco della palla”, cioè in una spianata fra la Corte Nuova e la Domus Nova, in una bassura che fu riempita con una infinità di terra.

Negli stessi anni nacque Vincenzo, l’erede, e Guglielmo si convinse che ci voleva un tempio più grande, solenne, speciale. Così eccezionale da pretendere dal papa una giurisdizione diocesana senza territorio, un messale proprio, un rito autonomo. Nel 1565 la consacrazione della basilica progettata assieme al campanile da Giovanni Battista Bertani con un gusto polimorfo e personalissimo che salda la memoria giuliesca allo stile romano.

Guglielmo volle essere sepolto dalle parti del Monte Olimpo, su un lettuccio di pietra. Con lui i parenti. La basilica è piena di reliquie e di sorprese. Basti ricordare la serie di palle dipinte che furono rinvenute durante i lavori di restauro diretti dall’architetto Giovanni Mori nella sagrestia. Giochi infantili del Cinquecento che confermano che nell’area della chiesa i principi giocavano proprio a palla. I Gonzaga, anche se morti, non finiscono mai di riapparire. Sono o non sono la colonna vertebrale di Mantova?

Eccezionale ritrovamento durante il restauro di Santa Barbara, nel cuore della città
In due locali sotterranei le tombe di quattro duchi e di molte donne della famiglia
Mantova, era sotto una chiesa
il sepolcro segreto dei Gonzaga
Per almeno tre secoli molti le avevano cercate senza successo

Mantova, il sepolcro dei Gonzaga
MANTOVA - La lapide dell'abate Gregorio Carbonelli, fido consigliere dei Gonzaga morto nel 1624, per secoli era riuscita a celare almeno in parte il segreto. I tombaroli avevano comunque trovato il modo di fare razzia, ma per gli studiosi dove fosse il sepolcro di alcuni dei principali duchi di Mantova era rimasto un mistero. Le cronache indicavano come luogo più probabile la chiesa di Santa Barbara, inglobata nel Palazzo Ducale e costruita nell'epoca d'oro della dinastia, ma solo il caso ha permesso, durante alcuni lavori di restauro, di scoprire due camere sotterranee contenenti i resti di quattro dei maggiori esponenti del casato, oltre a quelli di molte donne della famiglia.

L'eccezionale ritrovamento è avvenuto durante la posa delle tubature dell'impianto di riscaldamento. Mentre gli operai guidati dall'architetto Giovanni Mori erano al lavoro nei pressi dell'altare, il terreno si è smosso aprendo due varchi su dei locali sconosciuti e collocati a lato della cripta. Le immagini riprese da una telecamera calata all'interno hanno lasciato tutti sbalorditi, mostrando una stanza con soffitto a volta a botte e con molte ossa sparpagliate sul pavimento.

Si trattava del sepolcro delle donne, simile a un grande ossario, ma le principali sorprese dovevano ancora arrivare. "Il vero accesso era nascosto dalla lapide di Gregorio Carbonelli, che si trova nei pressi della sagrestia: una posizione in effetti strana per un importante canonico di corte", dice il soprintendente ai Beni architettonici e al paesaggio Luca Rinaldi. "Da lì parte una scala che conduce a un corridoio e ai locali sotterranei, anche a quello con i resti dei duchi".

Sotto la chiesa di Santa Barbara, dove sono conservate anche le spoglie di Carlo I Gonzaga Nevers (1627-37) e dove si trova il cranio dell'ultimo duca, Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers (1665-1708), è venuto alla luce il "Pantheon dei Gonzaga". Grazie alle lapidi sulle pareti, sono stati identificati i resti di Federico II (primo duca di Mantova e marchese del Monferrato, regnante dal 1519 al 1540), di Francesco III (duca tra il 1540 e il 1550), di Guglielmo I (terzo duca, al potere tra il 1550 e il 1587 e fondatore della chiesa di Santa Barbara, eretta tra il 1562 e il 1572) e di Francesco IV (quinto duca e rimasto in carica pochi mesi nel 1612). È stata inoltre trovata la tomba del giovane Guglielmo, figlio del quarto duca di Mantova, Vincenzo I, che è sepolto nella chiesa di S. Andrea.

La scoperta, probabilmente la più importante di questo tipo degli ultimi decenni nella città lombarda, va persino oltre le speranze di chi da tempo cercava di svelare i misteri nascosti dentro Santa Barbara e di trovare l'accesso al sepolcro. Molte cronache del Cinquecento e del Seicento dicevano che lì era stato sepolto Guglielmo I, noto per la gobba ma anche per il suo impegno come mecenate, e che il duca, prima di morire, vi aveva traslato anche i resti del padre Federico II, il committente di Palazzo Te, e del fratello Francesco III, morto di polmonite dopo essere caduto in acqua durante una battuta di caccia. Era però difficile ipotizzare un ritrovamento di questa entità, con l'individuazione anche delle tombe di altri esponenti della famiglia.

Le sepolture sono in uno stato di conservazione decisamente precario e i segni di saccheggio sono evidenti. Lungo il corridoio d'accesso qualche tombarolo ha scritto la data 1740, ma altre spoliazioni avvennero probabilmente anche in epoca napoleonica. I corpi inizialmente erano adagiati su tavole in legno o lastre di marmo rette da mensole in pietra finemente lavorate e sormontate da iscrizioni sepolcrali, ma ora i loro resti sono dispersi nel locale; una situazione che rende anche difficile associarli direttamente ai singoli personaggi.

Questa operazione sarà affidata a degli esperti, che utilizzando avanzate tecniche scientifiche potranno fornire molte altre informazioni utili agli storici. "Attualmente non possiamo nemmeno escludere che tra le ossa contenute nei locali ci siano anche quelle di qualche altro duca", spiega monsignor Giancarlo Manzoli, che segue i restauri della chiesa per conto della Curia. "Poco tempo fa, in occasione dei 500 anni dalla nascita, sono state fatte delle analisi su quello che è rimasto del corpo di Ferrante Gonzaga, il fratello di Federico II, e questi risultati potrebbero essere d'aiuto. Nei prossimi mesi decideremo come dare una degna collocazione ai resti e rifletteremo sulla possibilità di rendere il luogo accessibile al pubblico".

Fonte - Gazzetta di Mantova, La Repubblica, 4 Dicembre 2007

domenica 9 dicembre 2007

PROCESSO A RE VITTORIO, di Aldo Mola

PROCESSO A RE VITTORIO

Riportiamo l'articolo su il Re Vittorio Emanuele III, a firma di Aldo A. Mola, Presidente della Consulta dei Senatori del Regno, pubblicato da "Il Giornale del Piemonte" domenica 9 Dicembre, in prima e seconda pagina.


PROCESSO A RE VITTORIO
di Aldo A. Mola

Vittorio Emanuele III

Chi ricorda Vittorio Emanuele III? Morì sessant’anni orsono ad Alessandria d’Egitto. La sua salma è là, in una chiesetta. Dimenticata. La sua memoria è quotidianamente infangata da accuse ingiuste lanciate da chi ne fa il capro espiatorio della storia d’Italia, una sorta di Male Assoluto.
Vittorio Emanuele III nacque a Napoli l’11 novembre 1869 da due cugini primi, Umberto I e Margherita di Savoia. Il regno d’Italia, nato il 17 marzo 1861, era gracile, senza alleati né amici. Doveva fare da sé, anche i matrimoni e anche gli eredi al trono. La sua nascita a Capodimonte significò che l’Italia era davvero unita da Torino, Firenze, Napoli, Venezia... Ma doveva ancora arrivare a Roma.
Il 9 maggio 1946 re Vittorio, quello effigiato nelle monete, nei francobolli, nella carta da bollo, coi baffi sempre più radi e lo sguardo da troppo tempo senza sorriso, abdicò e salpò da Napoli per Alessandria d’Egitto. Lasciato il titolo di re partì come “conte di Pollenzo”, in memoria di Carlo Alberto e della tenuta ove sperimentò poderi d’avanguardia. Nel 1908 aveva fondato l’Istituto Internazionale d’Agricoltura, l’antesignano della FAO che non per caso ha sede a Roma. Morì il 28 dicembre 1947, tre giorni prima che la costituzione della Repubblica condannasse all’esilio perpetuo lui e suo figlio Umberto II.
Vittorio Emanuele III fu re d’Italia per quarantasei anni. Non aveva né premura né gran voglia di salire al trono. Accettò la corona perché suo padre, Umberto I, fu assassinato a Monza il 29 luglio 1900 da un complotto internazionale che usò un anarchico per innescare in Italia il corto circuito reazione-rivoluzione.
Colto, erudito, dotato di memoria formidabile, sempre padrone di sé sino ad apparire arido e glaciale, cercò subito il consiglio di uomini saggi e indipendenti. Il senatore Pasquale Villari, uno dei grandi “padri della patria”, sollecitato a parlare con la franchezza che si deve al sovrano, gli consigliò di cacciare a pedate i cortigiani e di fare di testa sua. Il giovane re prese debita nota: l’Italia sentiva bisogno di un sovrano che tenesse strette le redini del Paese e ne garantisse la posizione internazionale e l’ordine pubblico. Però...
Però la monarchia si fondava sullo Statuto promulgato il 4 marzo 1848 da Carlo Alberto di Savoia-Carignano, re di Sardegna, e passato tale e quale a base del regno d’Italia: patto irrevocabile tra il sovrano e la nazione. Dunque il re non era superiore alle leggi. Il re controfirmava le leggi decretate dai poteri legittimi: governo e parlamento. Il Paese rimaneva bambino. La sua dirigenza politica amava le scorribande, ma per cavarsi dai guai sentiva bisogno di una mano ferma che non sapeva darsi per via elettorale. Il regno era e rimase un sistema misto: una monarchia rappresentativa vincolata dall’articolo 5 dello Statuto che riservava al re il comando delle forze armate (senza chiarire chi dovesse davvero guidarle in caso di necessità) e il controllo supremo della politica estera (stipula dei trattati non comportanti oneri: una finzione linguistica).
Il primo governo in sintonia con il giovane re, presieduto dal democratico Giuseppe Zanardelli e con Giovanni Giolitti all’Interno, definì i nuovi poteri del consiglio dei ministri: una riforma burocratica, anziché politica e sostanziale. Vittorio Emanuele III ebbe chiaro il quadro: era il primo funzionario della Corona. Perciò prese casa lontano dal Quirinale ove andava come un impiegato all’ufficio. Vi svolgeva le “pratiche” e se ne tornava ai suoi studi e agli affetti domestici. Il re era “isolato”. Tutti litigavano come i polli di Renzo, ma per cavarsi ai pasticci si appellavano alla Corona: la “tata” di una democrazia mai nata per incapacità dei “politici” non per cattiva volontà dei Savoia.
Bersaglio di attentati (molti progettati, alcuni giunti quasi a segno: nel 1912 e, peggio, nel 1928 quando scampò di misura alla strage di Milano, costata oltre venti morti e sessanta feriti gravi), il re affrontò in prima persona i momenti più critici della vita pubblica: non per ambizione di potere personale ma per carenza di governo e parlamento.
La storiografia continua a non affrontare con sufficiente oggettività alcuni passaggi fondamentali della storia d’Italia. Trova comodo addebitare a Vittorio Emanuele III “colpe” che non sono affatto sue (posto che siano “colpe”).
Tra le molte, ne indichiamo quattro: la crisi dell’ottobre 1922 (o “avvento del fascismo”, detto anche “male assoluto”); l’ “assassinio Matteotti” (o “avvento della dittatura”); le “leggi razziali” (1938); la stipula dell’armistizio annunciato l’8 settembre 1943 (o “fuga di Pescara”).
Sessant’anni dopo la morte re Vittorio attende che la sua salma venga tumulata al Pantheon accanto a quella dei genitori. Gl’italiani hanno diritto di capire la propria storia. I piemontesi hanno il dovere di studiarla, comprenderla, insegnarla. Diversamente, perché menare vanto di aver voluto l’unificazione nazionale?


Aldo A. Mola
Presidente della Consulta dei senatori del regno


da “Il Giornale del Piemonte” di domenica 9 Dicembre 2007, pagg. 1 – 2

venerdì 7 dicembre 2007

Angelo Squarti Perla, "IN NOME DEL RE"



Nel saggio giuridico-dinastico, alla sua seconda edizione aggiornata al 2006 ed edito da Maroni, si analizzano lo status nell’ambito della Famiglia Reale e l’attuale posizione nell’ordine successorio del Principe Vittorio Emanuele di Savoia. Nell’automatismo ineludibile del diritto dinastico, sono oggetto di attento studio le condizioni soggettive ed oggettive disabilitanti della sua successione e le ragioni di pretensione, per se e discendenza, irrimediabilmente perdute.
Riprendendo dalla prefazione dell’autorevole Capo Redattore di rivista giuridica a diffusione nazionale:
“Nell’opera -In nome del Re- la disamina storico giuridica è rigorosa ed ineccepibile. Fondate, correnti e consequenziali sono le argomentazioni addotte, irrefutabili e compiute le conclusioni raggiunte.”

Il saggio può essere richiesto ad una delle seguenti librerie fiduciarie:

Antica Libreria Cascianelli, Largo Febo 14/16, 00186 ROMA. Tel: +39 06 688 028 06 / Fax: +39 06 688 028 06.
E-mail: cascianelli@mclink.it

Libreria Canonici, Corso Garibaldi 132, ANCONA. Tel: +39 071 202300 / Fax: +39 071 2085294.
E-mail: francescacanonici@virgilio.it

Libreria Antiquaria Canesi, Piazza Giovine Italia 3 (cortile interno), VARESE. Tel: +39 0332 287047.

Se l’opera verrà richiesta direttamente all’Autore, i soci U.M.I. potranno fruire di uno sconto sul prezzo di copertina del 50% inviando domanda all’indirizzo e-mail: asperla@tiscali.it

MARONI
pagg. 65 - Euro 20,00
ISBN 88-86286-16-3

martedì 4 dicembre 2007

Ordini considerati illegittimi dalla Repubblica Italiana

Nel 1953 il Ministero degli Affari Esteri ha pubblicato una lunga (ma ancora incompleta) lista di onorificenze la cui concessione ed il cui uso sono vietati e puniti dalla Legge. Esse infatti non rientrano fra quelle concesse da stati esteri né fanno parte del patrimonio di Case effettivamente regnanti dopo il 1815. La versione che qui si trascrive è quella edita sul numero 177 del 1983 della rivista spagnola Hidalguia.
  • Ab Cao (ordre)
  • Accord (ordre international)
  • Aigle d'Augustin (ordre de l')
  • Aigle Bleu (ordre de l')
  • Aigle Doré d'Orient (ordre militaire et dynastique de l')
  • Aigle d'Este (ordre de l'académie universelle des chevaliers de l')
  • Alfred le Grand (ordre souverain d')
  • Alibert (ordre dynastique des chevaliers hospitaliers d')
  • Amitié et Tolérance (ordre de l')
  • Anthares (ordre d') ou Antéras (ordre universel d')
  • Antioche (ordre d')
  • Araucanie (ordre royal d')
  • Arts et des Lettres (ordre de l'internationale des)
  • Arts et des Lettres (ordre international de la Renaissance des)
  • Athénien (ordre)
  • Athos (ordre du Mont)
  • Augustans (the hereditary order of the armigerous)
  • Avatar (ordre d')
  • Baeza (ordine di )
  • Bernicie (ordre équestre de)
  • Bien Public (ordre international du)
  • Castille (ordre royal de)
  • Castille Hospitaliers de Burgos (ordre des chevaliers de)
  • Celtiques (ordre des chevaliers)
  • Chardon (ordre du)
  • Christ (ordre des pauvres chevaliers du)
  • Christien (ordre)
  • Christ Roi (ordre du)
  • Chypre (ordre des chevaliers du glaive d'or et de )
  • Chypre (ordre équestre hospitalier du silence et de l'épée de), ou ordre Templier de Chypre
  • Chypre et Jérusalem (ordre royal de), ou ordre équestre militaire de Jérusalem
  • Cid (ordre des chevaliers du)
  • Civinzia (ordine di)
  • Coldin (ordre de)
  • Commerce, de l'Industrie et de l'Épargne (ordre de la fédération française du)
  • Compeador (ordre du)
  • Concorde (ordre des chevaliers de)
  • Conducteur (ordre du meilleur)
  • Constantin (ordre de la fédération militaire de)
  • Constantin de la Dynastie Focas (ordre)
  • Constantin de la Maison d'Orient (ordre de Saint-)
  • Constantin le Grand (ordre de)
  • Constantin le Grand (ordre souverain impérial de)
  • Constantin le Grand et de la Couronne Royale "Esclava de los Wendos" (ordre impérial souverain de)
  • Constantin Nemagnique de Saint-Etienne (ordre impérial de)
  • Constantinien de Byzance (ordre impérial)
  • Constantinien de la Milice Dorée d'Orient (ordre)
  • Constantinople (ordre souverain dynastique de)
  • Constellation du Sud d'Araucanie (ordre de la)
  • Corinthie (ordre de)
  • Corona Gota Normanna di Sicilia (reale e militare ordine della)
  • Castiglia (reale ordine di)
  • Couronne Aztèque (ordre dynastique de la)
  • Couronne des Baléares (ordre dynastique de la)
  • Couronne de Charlemagne (ordre de la)
  • Couronne de Crète (ordre de la)
  • Couronne d'Épines (ordre de la)
  • Couronne de Fer (ordre de la)
  • Couronne Normande d'Altavilla (ordre de la)
  • Couronne des Stuarts (ordre de la)
  • Courtoisie française (ordre de la)
  • Croisés (ordre des chevaliers)
  • Croissant (ordre impérial du)
  • Croix de l'Aigle (ordre de la)
  • Croix d'Alsace (ordre de la)
  • Croix d'Argent (ordre capitulaire de la)
  • Croix de Constantinople (ordre souverain militaire dynastique des chevaliers de la)
  • Croix d'Émeraude (ordre de la)
  • Croix d'Épée d'Arménie (ordre de la)
  • Croix de Galilée (ordre de la)
  • Croix de Jérusalem (ordre de la)
  • Croix Noire (ordre de la)
  • Croix de Sang (ordre de la)
  • Cycliste (ordre du Mérite)
  • Cyprus (sovereign order of)
  • Dalcassien de Thomond (ordre)
  • Délivrance (ordre de la)
  • Dévouement (ordre de la fédération du)
  • Diplomatique (ordre du Mérite)
  • Dragon (ordre du)
  • Dragon des Galles, Bretagne et Géorgie (ordre du)
  • Druides (ordre des vieux)
  • Éducation Artistique (ordre de l')
  • Éducation Sociale (ordre de l')
  • Encouragement au Progrès (ordre de l')
  • Épée d'Or (ordre militaire capitulaire de l')
  • Esprit (ordre de l')
  • Esprit (ordre universel de l')
  • Esprit de l'Italie (ordre des chevaliers de l')
  • Étoile d'Antioche (ordre de l')
  • Étoile de la Charité (ordre de l')
  • Étoile du Devoir (ordre de l')
  • Étoile de la Sicile (ordre militaire et sacré de l')
  • Étoile du Sud d'Aracaunie (ordre royal de l')
  • Étoile de la Vieille Silésie (ordre de l')
  • Eurafricain (ordre du Mérite)
  • Européen (ordre du Mérite)
  • Fenice (ordre des chevaliers de la)
  • Francastel (ordre militaire de)
  • France (ordre des chevaliers de)
  • Francophonie (ordre de la) ou Pléiade (ordre de la)
  • Génie français (ordre du)
  • Griffon d'Or (ordre du)
  • Hermandad d'Argentine (ordre suprême capitulaire de l')
  • Honneur et du Mérite (ordre des chevaliers de l')
  • Humain (ordre universel du Mérite)
  • Immaculée (ordre de l')
  • Industriel et Commercial (ordre du Mérite)
  • Infinito (ordine dell')
  • Interallié (ordre du Mérite)
  • International commission for Orders of Chivalry
  • Jérusalem (ordre équestre militaire de)
  • Jérusalem (ordre du Royaume de)
  • Jésus-Christ (Milice de)
  • José Rizal (ordre des chevaliers de)
  • Judo (ordre du Mérite du)
  • Juridique (ordre du Mérite)
  • Labor (orden omnia)
  • Laurent le Magnifique (ordre de)
  • Légion d'Honneur de l'Immaculée (ordre impérial de la)
  • Libération (ordre polonais de la)
  • Liberté (ordre capitulaire et militaire de la)
  • Liberté (ordre international des chevaliers de la)
  • Lion des Ardennes (ordre du)
  • Lion d'Or (ordre du)
  • Lion et de la Croix Noire (ordre du)
  • Lions de l'Anahuac (ordre des quatre)
  • Lys de Navarre (ordre du)
  • Mélusine (ordre de)
  • Milice Dorée d'Occident (ordre de la)
  • Moscou (ordre Impérial de la maison de)
  • Muza Ier (ordre de)
  • Notre-Dame de Bourbon ou de la Ceinture de l'Espérance (ordre de)
  • Notre-Dame du Chardon (ordre de)
  • Notre-Dame de l'Espérance et de la Cité Impériale de Tolède (ordre de)
  • Notre-Dame de la Guadalupe (ordre impérial nobiliaire de)
  • Notre-Dame de la Merci (ordre royal souverain militaire de)
  • Notre-Dame du Mont-Carmel (ordre de)
  • Notre-Dame de la Paix (ordre de)
  • Orthodoxes (ordre des hospitaliers)
  • Paix (ordre impérial des chevaliers de la)
  • Piast (ordre souverain royal de)
  • Porte-Épée (ordre souverain militaire des chevaliers)
  • Protector (orde juvenam)
  • Puma Negro (ordre de)
  • Recherche et l'Invention (ordre du mérite pour la)
  • Reconnaissance (croix de la)
  • Regulus (ordine emeretico internazionale)
  • Rose et de la Croix de Jérusalem (ordre de la)
  • Rouvre (ordre des chevaliers du)
  • Saint-Aigle des Gaules (ordre du)
  • Saint-Alexandre Newski (ordre de)
  • Saint-André (ordre du mérite de)
  • Saint-André Apôtre (ordre équestre amalfitain de)
  • Saint-André de Caffa (ordre de)
  • Saint-André de Roete (ordre de)
  • Saint-André de Serravaille (ordre des chevaliers de)
  • Saint-Antoine d'Égypte (ordre de)
  • Saint-Basile le Grand (ordre suprême et dynastique de)
  • Saint-Benoit et Saint-Michel (ordre chevaleresque de)
  • Saint-Casimir (ordre souverain militaire de)
  • Saint-Cyrille (ordre dynastique de)
  • Saint-Cyrille et Méthode (ordre souverain de)
  • Saint-Denis de Zanthe (ordre souverain grec de)
  • Saint-Dominique et Saint-Pierre Martyrs (ordre de)
  • Saint-Esprit (ordre du)
  • Saint-Eugène de Bosnie (ordre de)
  • Saint-Eugène de Trébizonde (ordre impérial de)
  • Saint-Fortunat (ordre de)
  • Saint-Georges (ordre impérial de)
  • Saint-Georges d'Antioche (ordre militaire de)
  • Saint-Georges de Belgique (ordre de)
  • Saint-Georges de Bourgogne (ordre de)
  • Saint-Georges de Carinthie (ordre de)
  • Saint-Georges en France (ordre de)
  • Saint-Georges de Gênes (ordre équestre sérénissime des chevaliers de)
  • Saint-Georges Juvenam Protector (ordre civil de)
  • Saint-Georges de Lituanie et de Sainte-Victoire (ordre de)
  • Saint-Georges de Miolance (ordre de)
  • Saint-Georges de Moscou (ordre de)
  • Saint-Georges du Prince de Morea et de Byzance (ordre de)
  • Saint-Géréon (ordre de)
  • Saint-Graal (ordre mystique du)
  • Saint-Grégoire de la Suprême Confédération Ottomane byzantine (ordre impérial du sabre et de)
  • Saint-Hubert de Lorraine et de Bar (ordre de)
  • Saint-Jacques de l'Épée Rouge (ordre de)
  • Saint-Jacques de Jérusalem (ordre militaire hospitalier de)
  • Saitn-Jacques et Sainte-Catherine (ordre de)
  • Saint-Jean-Baptiste (ordre de)
  • Saint-Jean-Baptiste d'Amérique (ordre de)
  • Saint-Jean Baptiste de Porto-Rico (ordre de)
  • Saint-Jean d'Acre et Saint-Thomas (ordre souverain militaire hospitalier de)
  • Pseudo-orders of Malta
    • Grand Prieuré d'Amérique de l'Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem
    • Ordre Souverain de l'Hopital de Saint-Jean de Jérusalem du Danemark, ou Grand Prieuré d'Antwork de Danemark
    • Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte ou chevaliers hospitaliers de l'Ordre de Saint-Jean (O.S.J.)
    • Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers hospitaliers ou Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem ou Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte (O.S.J.)
    • Ordre de Saint Jean de Jérusalem chevaliers hospitaliers
    • Fraternité française de l'Ordre Souverain de Saint Jean de Jérusalem
    • Prieure de Saint-Jean de Jérusalem
    • Ordre Militaire et Hospitalier de Saint-Jean de Jérusalem protectorat byzantin
    • Ordre de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte
    • Ordre Souverain Militaire Hospitalier de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte, ou chevaliers œcuméniques de Malte
    • Grand Prieuré de Malte de l'Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte
    • Ordre Souverain des Hospitaliers de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte
    • Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte Grand Prieuré International
    • Ordre Souverain Militaire de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte Prieuré de la Sainte-trinité de Villedieu
    • Ordre de Saint-Jean
    • Ordre de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers hospitaliers de Malte Prieuré du Saint-Sauveur
    • Ordre de Saint-Jean de Jérusalem Grand Prieuré d'Ukraine
    • Chevaliers de Malte, Ordre Souverain de Saint-Jean, Prieuré des Etats-Unis
    • Grand Prieuré Américain de l'Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem, chevaliers de Malte
  • Saint-Jean et Saint-Lazare (ordre de)
  • Saint-Joachim (ordre des chevaliers de)
  • Saint-Justinien (ordre de la croix de)
  • Saint-Lazare de Jérusalem (ordre militaire hospitalier de)
  • Saint-Louis de la Couronne d'Épines (ordre souverain des chevaliers de)
  • Saint-Marc (ordre de)
  • Saint-Martin (ordre de)
  • Saint-Martin (ordre occidental de)
  • Saint-Martin en Autriche (ordre de)
  • Saint-Maurice (ordre de la légion de)
  • Saint-Michel (ordre académique de)
  • Saint-Michel en Suisse (ordre de)
  • Saint-Michel et Saint-Jacques de Hollande (ordre militaire de)
  • Saint-Nicolas (ordre de)
  • Saint-Paul Apôtre (ordre de)
  • Saint-Pierre de Monténégro (ordre supreme de)
  • Saint-Rupert (ordre de)
  • Saint-Sauveur de Montréal (ordre de)
  • Saint-Sauveur et Sainte-Brigitte de Suède (ordre des chevaliers de)
  • Saint-Saver (ordre de)
  • Saint-Sébastien (ordre de)
  • Saint-Sébastien d'Antioche (ordre de)
  • Saint-Sébastien et Saint-Guillaume (ordre nobiliaire des chevaliers de)
  • Saint-Sépulcre (ordre de la croix du)
  • Saint-Sépulcre a Jérusalem (ordre du)
  • Saint-Thomas d'Acre (ordre souverain militaire hospitalier de)
  • Saint-Wladimir de Russie (ordre de)
  • Saint-Xavier (ordre de)
  • Saint-Agathe de Paternò (ordre souverain dynastique militaire de)
  • Sainte-Anne de Russie (ordre dynastique de)
  • Sainte-Catherine du Sinaï ou du Mont Sinaï (ordre des chevaliers de)
  • Sainte-Foi (ordre de la)
  • Sainte-Marie ou Notre-Dame de Bethléem (ordre hospitalier de)
  • Sainte-Marie-Glorieuse (ordre souverain militaire de)
  • Sainte-Rita (ordre des chevaliers de)
  • Sainte-Trinité (ordre de la)
  • Sauvegarde de la Vie et des Équilibres Biologiques (ordre de la)
  • Savoie (ordre des chevaliers de)
  • Secours (ordre miltaire équestre des chevaliers du)
  • Signum Fidei (ordre)
  • Silence (ordre des chevaliers du)
  • Silence (ordre international des chevaliers du)
  • Temple (ordre des chevaliers hospitaliers oriental orthodoxe catholique du)
  • Temple (ordre international œcuménique du)
  • Temple (ordre rénové du)
  • Temple (ordre du Saint)
  • Temple (ordre souverain de l'épée du)
  • Temple (ordre des veilleurs du)
  • Temple de Jérusalem (ordre souverain militaire du)
  • Temple de Jérusalem Branche Catalane (ordre souverain militaire du)
  • Temple du Collège de Jacques Molay (ordre des chevaliers du)
  • Temple et de la Rose de Jérusalem (ordre international des dames du)
  • Temple Médiéval (ordre du)
  • Temple Prieuré Allemand (ordre des chevaliers du)
  • Temple Solaire (ordre souverain du)
  • Terre Sainte (ordre de la)
  • Teutoniques du Levant (ordre souverain militaire des)
  • Union de la Chevalerie Chrétienne Internationale
  • Union Internationale des Ordres (U.I.D.)
  • Universalis Meriti ou Ordre Universel des Chevaliers de l'Honneur et des Compagnons du Mérite
  • Vera Cruz (ordre souverain de la)
  • Vert des Rangers des France (ordre)
  • Zizo (orden independante di)
  • Zouloulande (ordre de)

venerdì 30 novembre 2007

PREGIUDIZI CONTRO L'ISTITUTO MONARCHICO


UNA ZAVORRA CHE SOLO L'INFORMAZIONE PUO' ELIMINARE.


Nell'attuale società italiana i pregiudizi contro l'Istituto Monarchico sono, inutile negarlo, molto diffusi e radicati.

Tra coloro i quali se ne fanno portatori capita (a volte) di incontrare uomini e donne in perfetta buona fede, vittime passive ed inconsce di sessant'anni di manipolazione a scopo politico della storia. La conseguenza, in quelle persone che non hanno mai incontrato (...e non per loro colpa...) una voce che non canta nel coro della liturgia repubblicana, è la difficoltà a formulare un giudizio consapevole sul tema della questione istituzionale: anche una falsità, ripetuta all'infinito, può diventare verità.
La Monarchia ed i suoi rappresentanti possono aver commesso degli errori, o qualcosa che a noi oggi sembra tale, ma non bisogna giudicare i fatti di più di mezzo secolo orsono con i canoni odierni; il rischio è quello di avere una visione distorta degli avvenimenti e del contesto in cui si svolsero e di discuterne usando due linguaggi diversi, quello della storia e quello della cronaca, con i quali è difficile intendersi.
Coloro i quali vogliano documentarsi realmente sull'argomento, si informino sul ruolo della Corona nella storia recente di Paesi democratici come il Regno Unito, la Spagna, il Belgio o l'intera area scandinava; con alcune differenze "fisiologiche" noteranno che anche in queste realtà sono stati affrontati problemi simili ai nostri come la lotta al terrorismo internazionale, il decentramento dei poteri, la tutela delle minoranze e delle fasce sociali più deboli ecc. evitando, però, di porre le Istituzioni e gli interessi dei cittadini alla mercè dei voleri di una fazione o dell'altra come da troppo tempo ormai avviene in Italia, in mancanza di una vera "coscienza civica" per la cui realizzazione non si può prescindere (...tra le altre cose...) da una rilettura della nostra storia e dalla volontà di riappropriarci di un patrimonio secolare di cui la Monarchia di Casa Savoia è un valido esempio.


Fonte -
Unione Monarchica Italiana - UNIMIB, mercoledì, 17 agosto 2005

martedì 27 novembre 2007

ORDINI CAVALLERESCHI, Della soggettività degli Ordini

Internazionale In ambito cattolico sopravvivono pochissimi ordini cavallereschi che non appartengono al patrimonio sto-rico e morale di una dinastia. I più importanti sono il Sovrano Militare Ordine di Malta, l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e l'Ordine Patriarcale di Sant'Ignazio d'Antiochia. Parliamo, natural-mente, di ordini di provata legittimità.

Gli altri ordini legittimi, pur antichi e prestigiosi, appartengono, per vicissitudini storiche, ai patrimoni delle grandi dinastie.
Qual'è, però, la soggettività di questi ordini? In altri termini: il fatto che i capi di queste dinastie siano al vertice di tali ordini dà loro anche il diritto di disporne come desiderano?

Si può dare una prima risposta a questa domanda ricordando la genesi di quasi tutti gli ordini religioso-militari nel corso del medioevo: nati per iniziativa per così dire "privata" di cavalieri o nobili del secolo, dopo un certo tempo vennero approvati dal Papa, divenendo così legittimi, sia dal punto di vista giuridico (in virtù dell'assetto normativo d'allora) sia sotto il profilo spirituale. Assunsero cioè piena soggettività propria, analogamente a quanto accadde per Ordini religiosi come quello francescano o quello domenica-no.

Diretti da un Maestro, a sua volta quasi sempre eletto dal "convento" (cioè dall'assemblea, più o meno ri-stretta, degli appartenenti all'ordine) ed a questo sottoposto per determinate questioni, gli ordini religioso-militari godettero di vita propria.

Anche quando un ordine fu affidato dal Vicario di Cristo a questa o quella dinastia (si pensi, ad esempio, al Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire o all’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro), non per questo mutò la sua natura, né perdette la sua soggettività.
Va però rilevato il fatto che in questi casi la dinastia affidataria non esercita un diritto di proprietà, del re-sto incompatibile con la stessa natura di un ordine, bensì è tenuta ad esercitare il diritto-dovere di custodia.
Ne derivano almeno tre conseguenze:
- un tale ordine non ha bisogno d'alcun riconoscimento da parte della Santa Sede, perché fu da questa costituito;
- il Papa può avocare di nuovo a sé l'ordine;
- il Maestro dell'ordine, normalmente il capo della dinastia a cui fu affidato, è il custode dell'ordine, non il proprietario. Fra le sue principali responsabilità vi sono dunque quelle della tutela delle tradizioni, del patrimonio e dell'immagine dell'ordine, quest’ultima intimamente legata anche all'attività svolta ai nostri giorni. Non va dimenticato, infatti, che queste istituzioni non nacquero come semplici ordini di merito, ma con uno scopo ben diverso, usualmente religioso (comune a molti ordini è, ad esempio, il fine dell'esaltazione della Santa Croce, cioè del Sacrificio redentore di Cristo) e caritatevole, nonché, soprattutto nei primi secoli, di difesa dei pellegrini nelle loro visite ai luoghi santi e di contrasto dei nemici della Chiesa cattolica.
Non è d'alcun rilievo il fatto che l'ordine abbia potuto, per un certo periodo di tempo, essere "messo a di-sposizione" di uno Stato in virtù del fatto che il capo della dinastia affidataria sedeva, in quel periodo, sul trono di quello Stato. In casi come questo, pur se le sue insegne vengono quasi sempre utilizzate anche per retribuire semplici meriti, l'ordine non cambia la sua natura, che, per così dire, si "arricchisce" di una nuova funzione (peraltro certamente secondaria) fino a quando cessa l'utilizzo delle decorazioni da parte dello Stato.
Se, nel frattempo, non sono intervenute modifiche statutarie lecite (cioè approvate dal Papa e/o, a seconda dei casi, dagli insigniti) che ne abbiano modificato la natura, in quel momento l'ordine torna, ipso fac-to, alla sua missione originaria.

Ecco dunque che la vita ed il prestigio di queste istituzioni dipendono, anche oggi, quasi esclusivamente dal comportamento degli insigniti (la spiritualità è certamente preminente, perché base d’ogni degna ini-ziativa) e dalle attività concretamente svolte. Desiderare di farne parte al mero scopo di poter esibire u-n'onorificenza è sciocco e controproducente, perché serve solo a svalutare l'ordine e, dunque, a metterne in pericolo l'esistenza.

Ben diverso, ovviamente, il discorso relativo agli ordini di merito.
Normalmente, infatti, questi ordini non postulano alcuna attività, perché nascono solo con l'obiettivo di ricompensare un merito acquisito con attività svolte in certi campi, oppure a favore di una dinastia. Si tratta cioè d’enti di diritto civile senza alcun contenuto istituzionale di spiritualità, motivo per il quale non sono mai stati sottoposti all’autorità del Papa. In esse la soggettività propria, pur determinata dalla loro stessa natura, non è supportata (potremmo dire fortificata e garantita) da una missione.

Naturalmente, anche per questi ordini valgono i criteri, del resto dettati dal buon senso, di una gestione oculata e dignitosa, ma manca tutto l'aspetto legato alla necessità d'agire per non tradire la propria natura. Sono dunque gli ordini ideali per chi desidera accumulare onorificenze senza contribuire attivamente al raggiungimento degli scopi dell'istituzione.

Centro Studi Giovanni Vicini
Coordinamento Monarchico Italiano

Ordini Cav.riconosciuti,da CMI(Paolo Boncompagni Ludovisi)

COORDINAMENTO MONARCHICO ITALIANO
Centro Studi
ORDINI CAVALLERESCHI
ALCUNE RIFLESSIONI SU UN TEMA SEMPRE ATTUALE
16 Settembre 2007

Nel 435° anniversario della prima Bolla pontificia di Papa Gregorio XIII, Ugo Boncompagni,
d’approvazione dell'Ordine di S. Maurizio, fondato nel 1434 dal primo Duca di Savoia, Amedeo VIII
1 – Della soggettività degli Ordini
In ambito cattolico sopravvivono pochissimi ordini cavallereschi che non appartengono al patrimonio storico
e morale di una dinastia. I più importanti sono il Sovrano Militare Ordine di Malta, l'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme e l'Ordine Patriarcale di Sant'Ignazio d'Antiochia. Parliamo, naturalmente,
di ordini di provata legittimità.
Gli altri ordini legittimi, pur antichi e prestigiosi, appartengono, per vicissitudini storiche, ai patrimoni
delle grandi dinastie.
Qual'è, però, la soggettività di questi ordini? In altri termini: il fatto che i capi di queste dinastie siano al
vertice di tali ordini dà loro anche il diritto di disporne come desiderano?
Si può dare una prima risposta a questa domanda ricordando la genesi di quasi tutti gli ordini religiosomilitari
nel corso del medioevo: nati per iniziativa per così dire "privata" di cavalieri o nobili del secolo,
dopo un certo tempo vennero approvati dal Papa, divenendo così legittimi, sia dal punto di vista giuridico
(in virtù dell'assetto normativo d'allora) sia sotto il profilo spirituale. Assunsero cioè piena soggettività
propria, analogamente a quanto accadde per Ordini religiosi come quello francescano o quello domenicano.
Diretti da un Maestro, a sua volta quasi sempre eletto dal "convento" (cioè dall'assemblea, più o meno ristretta,
degli appartenenti all'ordine) ed a questo sottoposto per determinate questioni, gli ordini religiosomilitari
godettero di vita propria.
Anche quando un ordine fu affidato dal Vicario di Cristo a questa o quella dinastia (si pensi, ad esempio,
al Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire o all’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro), non
per questo mutò la sua natura, né perdette la sua soggettività.
Va però rilevato il fatto che in questi casi la dinastia affidataria non esercita un diritto di proprietà, del resto
incompatibile con la stessa natura di un ordine, bensì è tenuta ad esercitare il diritto-dovere
di custodia.
Ne derivano almeno tre conseguenze:
- un tale ordine non ha bisogno d'alcun riconoscimento da parte della Santa Sede, perché fu da questa
costituito;
- il Papa può avocare di nuovo a sé l'ordine;
- il Maestro dell'ordine, normalmente il capo della dinastia a cui fu affidato, è il custode dell'ordine, non
il proprietario. Fra le sue principali responsabilità vi sono dunque quelle della tutela delle tradizioni,
del patrimonio e dell'immagine dell'ordine, quest’ultima intimamente legata anche all'attività svolta ai
nostri giorni. Non va dimenticato, infatti, che queste istituzioni non nacquero come semplici ordini di
merito, ma con uno scopo ben diverso, usualmente religioso (comune a molti ordini è, ad esempio, il
fine dell'esaltazione della Santa Croce, cioè del Sacrificio redentore di Cristo) e caritatevole, nonché,
soprattutto nei primi secoli, di difesa dei pellegrini nelle loro visite ai luoghi santi e di contrasto dei
nemici della Chiesa cattolica.
Non è d'alcun rilievo il fatto che l'ordine abbia potuto, per un certo periodo di tempo, essere "messo a disposizione"
di uno Stato in virtù del fatto che il capo della dinastia affidataria sedeva, in quel periodo, sul
trono di quello Stato. In casi come questo, pur se le sue insegne vengono quasi sempre utilizzate anche
per retribuire semplici meriti, l'ordine non cambia la sua natura, che, per così dire, si "arricchisce" di una
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nuova funzione (peraltro certamente secondaria) fino a quando cessa l'utilizzo delle decorazioni da parte
dello Stato.
Se, nel frattempo, non sono intervenute modifiche statutarie lecite (cioè approvate dal Papa e/o, a seconda
dei casi, dagli insigniti) che ne abbiano modificato la natura, in quel momento l'ordine torna, ipso facto,
alla sua missione originaria.
Ecco dunque che la vita ed il prestigio di queste istituzioni dipendono, anche oggi, quasi esclusivamente
dal comportamento degli insigniti (la spiritualità è certamente preminente, perché base d’ogni degna iniziativa)
e dalle attività concretamente svolte. Desiderare di farne parte al mero scopo di poter esibire un'onorificenza
è sciocco e controproducente, perché serve solo a svalutare l'ordine e, dunque, a metterne
in pericolo l'esistenza.
Ben diverso, ovviamente, il discorso relativo agli ordini di merito.
Normalmente, infatti, questi ordini non postulano alcuna attività, perché nascono solo con l'obiettivo di
ricompensare un merito acquisito con attività svolte in certi campi, oppure a favore di una dinastia. Si
tratta cioè d’enti di diritto civile senza alcun contenuto istituzionale di spiritualità, motivo per il quale non
sono mai stati sottoposti all’autorità del Papa. In esse la soggettività propria, pur determinata dalla loro
stessa natura, non è supportata (potremmo dire fortificata e garantita) da una missione.
Naturalmente, anche per questi ordini valgono i criteri, del resto dettati dal buon senso, di una gestione
oculata e dignitosa, ma manca tutto l'aspetto legato alla necessità d'agire per non tradire la propria natura.
Sono dunque gli ordini ideali per chi desidera accumulare onorificenze senza contribuire attivamente al
raggiungimento degli scopi dell'istituzione.
2 – Della legittimità degli Ordini
Gli Ordini Cavallereschi sono una tra le più belle realtà storiche umane, sia in occidente sia in oriente, ma proprio
per questo, purtroppo, v’è chi tenta di strumentalizzarne la Tradizione, anche per fini personali e di carattere venale.
Cadere nelle trappole, spesso ben costruite, di certe realtà associative è fin troppo facile per i non addetti ai lavori
e, spesso, ci si rende conto dell’errore commesso quando è troppo tardi.
Sul punto sono d’estremo interesse alcuni documenti della Santa Sede, che ha sempre assunto una posizione molto
chiara in merito.
Le opinioni espresse dalla Santa Sede
Osservatore Romano del 4 luglio 2002
«Precisazione. Vari lettori ci hanno chiesto informazione circa l’atteggiamento della Santa Sede nei confronti
di Ordini Equestri dedicati a Santi o aventi intitolazioni sacre.
Al riguardo, siamo autorizzati a confermare quanto già pubblicato in passato dal nostro giornale: la Santa
Sede, oltre ai propri Ordini Equestri, riconosce e tutela due soli Ordini Cavallereschi: il Sovrano Militare
Ordine di Malta - ovvero Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi
e di Malta - e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme».
Osservatore Romano del 4 luglio 2002
«Vari lettori ci hanno chiesto informazioni circa l’atteggiamento della Santa Sede nei confronti degli Ordini
Equestri dedicati a Santo o aventi intitolazioni sacre.
Al riguardo, siamo autorizzati a confermare quanto già pubblicato in passato dal nostro giornale: la Santa
Sede, oltre ai propri Ordini Equestri, riconosce e tutela due soli Ordini Cavallereschi: il Sovrano Militare
Ordine di Malta -ovvero Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi
e di Malta- e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme».
Osservatore Romano del 21 marzo 1952 pubblicato anche in Rivista Araldica (1952, p. 182-3)
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«Da qualche tempo si avverte il deplorevole fenomeno del sorgere di pretesi Ordini cavallereschi ad opera
di iniziative private, che hanno il fine di sostituirsi alle forme legittime di onorificenze cavalleresche.
Come altre volte già si è avvertito, questi sedicenti Ordini assumono il loro nome sia da Ordini realmente
esistenti ma da secoli estinti, sia da Ordini rimasti allo stato di progetto, sia infine da Ordini veramente
fittizi e non hanno mai avuto qualsiasi precedente nella storia.
Per maggior confusione di idee poi da coloro, che ignorano la vera storia degli Ordini Cavallereschi e la
loro evoluzione giuridica, a queste iniziative private, che si dichiarono autonome, vengono anche attribuite
qualifiche, che ebbero la loro ragione di essere nel passato, o che furono proprie di Ordini autentici, approvati
a suo tempo dalla Santa Sede.
Perciò, con una terminologia quasi monotona, questi così detti Ordini si attribuiscono, chi più chi meno, il
titolo di Sacri, Militari, Equestre, Cavallereschi, Costantiniani, Capitolari, Sovrani, Nobiliari, Religiosi,
Celesti, Angelici, Lascaridi, Imperiali, Reali, Delcassiani ecc.
Nell'ambito di tali iniziative private, che non hanno in alcun modo una approvazione o un riconoscimento
qualsiasi dalla Santa Sede, si possono annoverare i cosidetti Ordini di:
Santa Maria o Nostra Signora di Betlemme;
San Giovanni d'Acri detto anche semplicemente di San Giovanni Battista
San Tommaso
San Lazzaro
San Giorgio di Borgogna detto anche del Belgio o di Miolans
San Giorgio di Carinzia
Costantiniano Lascaride Angelico Ordine della Milizia Aurata
della Corona di Spine
del Leone della Croce Nera
di Sant'Uberto di Lorena o di Bar
della Concordia
di Nostra Signora della Pace...
A tutti questi e altri simili cosiddetti Ordini Cavallereschi con le annesse Associazioni di Crpco d'Oro,
d'Argento, Azzurre ecc. più o meno internazionali, devono certamente aggiungersi quelli che con qualcuno
degli appellativi su accennati hanno assunto il titolo:
dalla Mercede
da Santa Brigida di Svezia
da Santa Rita da Cascia
dalla Legion d'Onore dell'Immacolata
da San Giorgio d'Antiochia
da San Michele
da San Marco
da San Sebastiano
da San Guglielmo
dallo storico e non più esistente Ordine del Tempio
dall'Aquila Rossa di San Cirillo di Gerusalemme ecc.
Ad evitare equivoci purtroppo possibili, anche a causa dell'uso indebito di documenti pontifici o ecclesiastici,
già rilasciati per fini religiosi, o per Ordini semplicemente monastici, e ad impedire la continuazione
di abusi, che poi risultano a danno di molte persone di buona fede, siamo autorizzati a dichiarare che la
Santa Sede non riconosce alcun valore ai diplomi, ed alle relative insegne, che siano rilasciati da cosiddetti
su indicati Ordini».
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Ordine Ospedaliero di Santa Maria di Betlemme
Osservatore Romano del 1° giugno 1933 pubblicato anche in Rivista Araldica (1933 fasc. X, p. 479)
«Ci viene riferito che vengono offerte ad alte personalità e contemporaneamente a persone non degne di
considerazione onorificenze di un cosidetto Ordine di Santa Maria di Bethleem, cui a volte si attribuisce
anche il titolo di Pontificio. Siamo in dovere di dichiarare che un tale Ordine non solo non è Pontificio,
ma non è affatto conosciuto dalla Santa Sede, che desidera anzi siano messe in guardia le persone alle
quali vengono eventualmente offerte le suddette onorificenze».
Osservatore Romano del 25 agosto 1938
«La Santa Sede considera abusiva tanto la denominazione dell'Ordine di Santa Maria di Betlem, quanto il
conferimento di titoli onorifici cavallereschi sotto questa denominazione».
Ordine di San Lazzaro di Gerusalemme
Osservatore Romano del 15-16 aprile 1935.
«Da tempo viene svolta attività intesa a far rivivere e ad introdurre in Italia l'Ordine Militare ed Ospedaliero
di San Lazzaro ramo di Boigny, sia con l'offerta di onorificenze dell'Ordine per cavalieri e signore,
sia con articoli diretti a sostenere l'esistenza dell'Ordine quale ramo francese dell'antico Ordine di San
Lazzaro di Gerusalemme, il cui ramo italiano venne fuso nel 1572 con l'Ordine di San Maurizio.
Poiché l'Ordine di San Lazzaro di Boigny, non soltanto non è riconosciuto in Italia, ma risulta, anzi, definitivamente
soppresso, per lo meno sin dal 1608, ad opera del Pontefice Paolo V e del Re Enrico IV, l'azione
suindicata deve ritenersi illegale e sono state, pertanto, impartite le necessarie istruzioni perché sia
fatta cessare, procedendo, ove occorra, nei confronti dei responsabili, ai sensi di legge. Abbiamo già più
volte avuto occasione di accennare alla fioritura di pseudo-Ordini Cavallereschi, che si è notata in questi
ultimi tempi in Italia e fuori. Qualunque sia la denominazione assunta da questi cosiddetti Ordini (S.
Giorgio di Miolans o del Belgio, S. Maria di Nazareth, S. Maria di Bethlem, S. Lazzaro, e simili), si tratta
sempre di riesumazioni di antichi Ordini Cavallereschi, che sono completamente estinti, fatte da persone
private le quali svolgono generalmente un'azione intensa, che finisce col sorprendere la buona fede di
moltissimi, che non possono valutare al giusto pulito queste iniziative sprovviste di ogni legittimità.
Il fenomeno è tanto più grave se si considera che queste iniziative, essendo poste abilmente sotto titoli di
Istituzioni religiose storiche, per il più delle persone, anzichè private - come sono in realtà - possono apparire
sotto l'egida della Chiesa e della Santa Sede.
Non tutti sono tenuti a sapere che gli antichi Ordini Cavallereschi erano dei veri e propri Ordini Religiosi,
dipendenti dall'Autorità Ecclesiastica, come ogni altro Ordine religioso, e costituiti da professi che emettevano
i voti sacri prescritti dalle Regole, e godevano i redditi dei benefici ecclesiastici di cui erano investiti.
Ma questi antichi Ordini non hanno di comune se non il loro antico titolo (quando questo è stato
conservato) con le moderne decorazioni Equestri, le quali per una completa trasformazione giuridica del
primitivo istituito possono sussistere in quanto un Sovrano o Capo di Stato nei limiti della propria giurisdizione
dia ad esse la legittima consistenza civile.
Nulla di tutto questo nel preteso Ordine di S. Lazzaro. Sotto tale denominazione canonicamente per la
Santa Sede non esiste più alcun Ordine da vari secoli. Lo aveva infatti già soppresso e incorporato all'Ordine
di S. Giovanni (attuale Ordine di Malta) sin dal secolo decimo quinto; poi nel secolo decimo sesto,
dopo una parziale e temporanea resurrezione, lo soppresse nuovamente come ente a sè, e lo incorporò all'Ordine
di S. Maurizio (a. 1572), dando origine così all'attuale Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
A causa poi delle ardenti questioni politiche del tempo in Francia, non ostante le tassative disposizioni
della Santa Sede, la casa priorale di Boigny, col relativo godimento di benefici ecclesiastici, riuscì a mantenersi
in vita in forza esclusiva di decreti dell'autorità regia e civile. Come si vede era una posizione tutt'altro
che canonica e regolare per un Ordine religioso, sia pure, cavalleresco! Ma poi quando nel 1608 il
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Re di Francia Enrico IV, ad eliminare le continue difficoltà che sorgevano a questo proposito, ottenne dal
Pontefice Paolo V il riconoscimento del nuovo Ordine di Nostra Signora del Monte Carmelo, attribuì a
questo nuovo Ordine i beni, le case e le persone, che nei confini dei suoi Stati avevano già appartenuto all'Ordine
di S. Lazzaro. Da ciò è avvenuto che in Francia sino alla Rivoluzione sia esistito un Ordine Cavalleresco
che veniva chiamato cumulativamente di Nostra Signora del Carmela e di S. Lazzaro; mentre
tale Ordine per la Santa Sede e per la Curia Romana era soltanto l'Ordine di Nostra Signora del Monte
Carmelo. Ognuno comprende su quali labili arene sia stato costruito l'edifizio del preteso Ordine di S.
Lazzaro, oggetto del comunicato surriferito; e come siano destituiti di fondamento e di realtà i titoli di
Cavalieri, Commendatori ecc. (per i laici) di Monsignori (per gli ecclesiastici) che si attribuiscono coloro
che vengono ascritti sia ad esso, come a qualunque altro dei pretesi Ordini sopra accennati».
Ordine di Santa Brigida di Svezia
Osservatore Romano del 9 aprile 1970, pubblicato anche in Rivista Araldica (1970, p. 126 e 127)
«In seguito ad una solenne funzione per l'investitura di nuovi Cavalieri dell'Ordine Cavalleresco di Santa
Brigida di Svezia, avvenuta di recente in una chiesa parrocchiale di Roma, vari lettori ci hanno chiesto informazioni
circa l'atteggiamento della Santa Sede di fronte ad Ordini Cavallereschi aventi intitolazioni
sacre o dedicati a Santi.
Siamo ora in grado di confermare quanto già pubblicato in proposito, in passato, dal nostro giornale: la
Santa Sede, oltre ai proprio Ordini Equestri, riconosciuti dal Diritto Internazionale, considera come cattolici
-e tutela- du soli Ordini Cavallereschi: il Sovrano Militare Ordine di San Giovanni di Gerusalemme,
detto di Malta, e l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Tutti gli altri Ordini -di nuova istituzione o fatti derivare da quelli medievali- come, per esempio, il su
nominato Ordine di Santa Brigida, quelli di Nostra Signora di Betlemme e di San Giovanni, ecc., non sono
riconosciuti dalla Santa Sede, non potendosi questa far garante della loro legittimità storica e giuridica,
delle loro finalità e dei loro sistemi organizzativi».
Alcuni ordini vietati in Italia
Nel 1953 il Ministero degli Affari Esteri pubblicò una lista di onorificenze la cui concessione ed il cui
uso sono vietati e puniti dalla Legge.
Sul numero 177 del 1983 della rivista spagnola Hidalguia è stata pubblicata questa lista che, purtroppo,
avrebbe bisogno di un costante aggiornamento, dato il continuo fiorire di nuovi sodalizi che, spesso,
cercano d’accreditarsi come ordini cavallereschi senza averne i requisiti, ingannando con frequenza le
persone meno avvedute.
• Ab Cao (ordre)
• Accord (ordre international)
• Aigle d'Augustin (ordre de l')
• Aigle Bleu (ordre de l')
• Aigle Doré d'Orient (ordre militaire et dynastique de l')
• Aigle d'Este (ordre de l'académie universelle des chevaliers de l')
• Alfred le Grand (ordre souverain d')
• Alibert (ordre dynastique des chevaliers hospitaliers d')
• Amitié et Tolérance (ordre de l')
• Anthares (ordre d') ou Antéras (ordre universel d')
• Antioche (ordre d')
• Araucanie (ordre royal d')
• Arts et des Lettres (ordre de l'internationale des)
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• Arts et des Lettres (ordre international de la Renaissance des)
• Athénien (ordre)
• Athos (ordre du Mont)
• Augustans (the hereditary order of the armigerous)
• Avatar (ordre d')
• Baeza (ordine di )
• Bernicie (ordre équestre de)
• Bien Public (ordre international du)
• Castille (ordre royal de)
• Castille Hospitaliers de Burgos (ordre des chevaliers de)
• Celtiques (ordre des chevaliers)
• Chardon (ordre du)
• Christ (ordre des pauvres chevaliers du)
• Christien (ordre)
• Christ Roi (ordre du)
• Chypre (ordre des chevaliers du glaive d'or et de )
• Chypre (ordre équestre hospitalier du silence et de l'épée de), ou ordre Templier de Chypre
• Chypre et Jérusalem (ordre royal de), ou ordre équestre militaire de Jérusalem
• Cid (ordre des chevaliers du)
• Civinzia (ordine di)
• Coldin (ordre de)
• Commerce, de l'Industrie et de l'Épargne (ordre de la fédération française du)
• Compeador (ordre du)
• Concorde (ordre des chevaliers de)
• Conducteur (ordre du meilleur)
• Constantin (ordre de la fédération militaire de)
• Constantin de la Dynastie Focas (ordre)
• Constantin de la Maison d'Orient (ordre de Saint-)
• Constantin le Grand (ordre de)
• Constantin le Grand (ordre souverain impérial de)
• Constantin le Grand et de la Couronne Royale "Esclava de los Wendos" (ordre impérial souverain de)
• Constantin Nemagnique de Saint-Etienne (ordre impérial de)
• Constantinien de Byzance (ordre impérial)
• Constantinien de la Milice Dorée d'Orient (ordre)
• Constantinople (ordre souverain dynastique de)
• Constellation du Sud d'Araucanie (ordre de la)
• Corinthie (ordre de)
• Corona Gota Normanna di Sicilia (reale e militare ordine della)
• Castiglia (reale ordine di)
• Couronne Aztèque (ordre dynastique de la)
• Couronne des Baléares (ordre dynastique de la)
• Couronne de Charlemagne (ordre de la)
• Couronne de Crète (ordre de la)
• Couronne d'Épines (ordre de la)
• Couronne de Fer (ordre de la)
• Couronne Normande d'Altavilla (ordre de la)
• Couronne des Stuarts (ordre de la)
• Courtoisie française (ordre de la)
• Croisés (ordre des chevaliers)
• Croissant (ordre impérial du)
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• Croix de l'Aigle (ordre de la)
• Croix d'Alsace (ordre de la)
• Croix d'Argent (ordre capitulaire de la)
• Croix de Constantinople (ordre souverain militaire dynastique des chevaliers de la)
• Croix d'Émeraude (ordre de la)
• Croix d'Épée d'Arménie (ordre de la)
• Croix de Galilée (ordre de la)
• Croix de Jérusalem (ordre de la)
• Croix Noire (ordre de la)
• Croix de Sang (ordre de la)
• Cycliste (ordre du Mérite)
• Cyprus (sovereign order of)
• Dalcassien de Thomond (ordre)
• Délivrance (ordre de la)
• Dévouement (ordre de la fédération du)
• Diplomatique (ordre du Mérite)
• Dragon (ordre du)
• Dragon des Galles, Bretagne et Géorgie (ordre du)
• Druides (ordre des vieux)
• Éducation Artistique (ordre de l')
• Éducation Sociale (ordre de l')
• Encouragement au Progrès (ordre de l')
• Épée d'Or (ordre militaire capitulaire de l')
• Esprit (ordre de l')
• Esprit (ordre universel de l')
• Esprit de l'Italie (ordre des chevaliers de l')
• Étoile d'Antioche (ordre de l')
• Étoile de la Charité (ordre de l')
• Étoile du Devoir (ordre de l')
• Étoile de la Sicile (ordre militaire et sacré de l')
• Étoile du Sud d'Aracaunie (ordre royal de l')
• Étoile de la Vieille Silésie (ordre de l')
• Eurafricain (ordre du Mérite)
• Européen (ordre du Mérite)
• Fenice (ordre des chevaliers de la)
• Francastel (ordre militaire de)
• France (ordre des chevaliers de)
• Francophonie (ordre de la) ou Pléiade (ordre de la)
• Génie français (ordre du)
• Griffon d'Or (ordre du)
• Hermandad d'Argentine (ordre suprême capitulaire de l')
• Honneur et du Mérite (ordre des chevaliers de l')
• Humain (ordre universel du Mérite)
• Immaculée (ordre de l')
• Industriel et Commercial (ordre du Mérite)
• Infinito (ordine dell')
• Interallié (ordre du Mérite)
• International commission for Orders of Chivalry
• Jérusalem (ordre équestre militaire de)
• Jérusalem (ordre du Royaume de)
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• Jésus-Christ (Milice de)
• José Rizal (ordre des chevaliers de)
• Judo (ordre du Mérite du)
• Juridique (ordre du Mérite)
• Labor (orden omnia)
• Laurent le Magnifique (ordre de)
• Légion d'Honneur de l'Immaculée (ordre impérial de la)
• Libération (ordre polonais de la)
• Liberté (ordre capitulaire et militaire de la)
• Liberté (ordre international des chevaliers de la)
• Lion des Ardennes (ordre du)
• Lion d'Or (ordre du)
• Lion et de la Croix Noire (ordre du)
• Lions de l'Anahuac (ordre des quatre)
• Lys de Navarre (ordre du)
• Mélusine (ordre de)
• Milice Dorée d'Occident (ordre de la)
• Moscou (ordre Impérial de la maison de)
• Muza Ier (ordre de)
• Notre-Dame de Bourbon ou de la Ceinture de l'Espérance (ordre de)
• Notre-Dame du Chardon (ordre de)
• Notre-Dame de l'Espérance et de la Cité Impériale de Tolède (ordre de)
• Notre-Dame de la Guadalupe (ordre impérial nobiliaire de)
• Notre-Dame de la Merci (ordre royal souverain militaire de)
• Notre-Dame du Mont-Carmel (ordre de)
• Notre-Dame de la Paix (ordre de)
• Orthodoxes (ordre des hospitaliers)
• Paix (ordre impérial des chevaliers de la)
• Piast (ordre souverain royal de)
• Porte-Épée (ordre souverain militaire des chevaliers)
• Protector (orde juvenam)
• Puma Negro (ordre de)
• Recherche et l'Invention (ordre du mérite pour la)
• Reconnaissance (croix de la)
• Regulus (ordine emeretico internazionale)
• Rose et de la Croix de Jérusalem (ordre de la)
• Rouvre (ordre des chevaliers du)
• Saint-Aigle des Gaules (ordre du)
• Saint-Alexandre Newski (ordre de)
• Saint-André (ordre du mérite de)
• Saint-André Apôtre (ordre équestre amalfitain de)
• Saint-André de Caffa (ordre de)
• Saint-André de Roete (ordre de)
• Saint-André de Serravaille (ordre des chevaliers de)
• Saint-Antoine d'Égypte (ordre de)
• Saint-Basile le Grand (ordre suprême et dynastique de)
• Saint-Benoit et Saint-Michel (ordre chevaleresque de)
• Saint-Casimir (ordre souverain militaire de)
• Saint-Cyrille (ordre dynastique de)
• Saint-Cyrille et Méthode (ordre souverain de)
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• Saint-Denis de Zanthe (ordre souverain grec de)
• Saint-Dominique et Saint-Pierre Martyrs (ordre de)
• Saint-Esprit (ordre du)
• Saint-Eugène de Bosnie (ordre de)
• Saint-Eugène de Trébizonde (ordre impérial de)
• Saint-Fortunat (ordre de)
• Saint-Georges (ordre impérial de)
• Saint-Georges d'Antioche (ordre militaire de)
• Saint-Georges de Belgique (ordre de)
• Saint-Georges de Bourgogne (ordre de)
• Saint-Georges de Carinthie (ordre de)
• Saint-Georges en France (ordre de)
• Saint-Georges de Gênes (ordre équestre sérénissime des chevaliers de)
• Saint-Georges Juvenam Protector (ordre civil de)
• Saint-Georges de Lituanie et de Sainte-Victoire (ordre de)
• Saint-Georges de Miolance (ordre de)
• Saint-Georges de Moscou (ordre de)
• Saint-Georges du Prince de Morea et de Byzance (ordre de)
• Saint-Géréon (ordre de)
• Saint-Graal (ordre mystique du)
• Saint-Grégoire de la Suprême Confédération Ottomane byzantine (ordre impérial du sabre et de)
• Saint-Hubert de Lorraine et de Bar (ordre de)
• Saint-Jacques de l'Épée Rouge (ordre de)
• Saint-Jacques de Jérusalem (ordre militaire hospitalier de)
• Saitn-Jacques et Sainte-Catherine (ordre de)
• Saint-Jean-Baptiste (ordre de)
• Saint-Jean-Baptiste d'Amérique (ordre de)
• Saint-Jean Baptiste de Porto-Rico (ordre de)
• Saint-Jean d'Acre et Saint-Thomas (ordre souverain militaire hospitalier de)
• Pseudo-ordini di Malta
o Grand Prieuré d'Amérique de l'Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem
o Ordre Souverain de l'Hopital de Saint-Jean de Jérusalem du Danemark, ou Grand Prieuré d'Antwork
de Danemark
o Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte ou chevaliers hospitaliers de
l'Ordre de Saint-Jean (O.S.J.)
o Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers hospitaliers ou Ordre Souverain de Saint-
Jean de Jérusalem ou Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte (O.S.J.)
o Ordre de Saint Jean de Jérusalem chevaliers hospitaliers
o Fraternité française de l'Ordre Souverain de Saint Jean de Jérusalem
o Prieure de Saint-Jean de Jérusalem
o Ordre Militaire et Hospitalier de Saint-Jean de Jérusalem protectorat byzantin
o Ordre de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte
o Ordre Souverain Militaire Hospitalier de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte, ou chevaliers
oecuméniques de Malte
o Grand Prieuré de Malte de l'Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte
o Ordre Souverain des Hospitaliers de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte
o Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte Grand Prieuré International
o Ordre Souverain Militaire de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers de Malte Prieuré de la Saintetrinité
de Villedieu
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o Ordre de Saint-Jean
o Ordre de Saint-Jean de Jérusalem chevaliers hospitaliers de Malte Prieuré du Saint-Sauveur
o Ordre de Saint-Jean de Jérusalem Grand Prieuré d'Ukraine
o Chevaliers de Malte, Ordre Souverain de Saint-Jean, Prieuré des Etats-Unis
o Grand Prieuré Américain de l'Ordre Souverain de Saint-Jean de Jérusalem, chevaliers de Malte
• Saint-Jean et Saint-Lazare (ordre de)
• Saint-Joachim (ordre des chevaliers de)
• Saint-Justinien (ordre de la croix de)
• Saint-Lazare de Jérusalem (ordre militaire hospitalier de)
• Saint-Louis de la Couronne d'Épines (ordre souverain des chevaliers de)
• Saint-Marc (ordre de)
• Saint-Martin (ordre de)
• Saint-Martin (ordre occidental de)
• Saint-Martin en Autriche (ordre de)
• Saint-Maurice (ordre de la légion de)
• Saint-Michel (ordre académique de)
• Saint-Michel en Suisse (ordre de)
• Saint-Michel et Saint-Jacques de Hollande (ordre militaire de)
• Saint-Nicolas (ordre de)
• Saint-Paul Apôtre (ordre de)
• Saint-Pierre de Monténégro (ordre supreme de)
• Saint-Rupert (ordre de)
• Saint-Sauveur de Montréal (ordre de)
• Saint-Sauveur et Sainte-Brigitte de Suède (ordre des chevaliers de)
• Saint-Saver (ordre de)
• Saint-Sébastien (ordre de)
• Saint-Sébastien d'Antioche (ordre de)
• Saint-Sébastien et Saint-Guillaume (ordre nobiliaire des chevaliers de)
• Saint-Sépulcre (ordre de la croix du)
• Saint-Sépulcre a Jérusalem (ordre du)
• Saint-Thomas d'Acre (ordre souverain militaire hospitalier de)
• Saint-Wladimir de Russie (ordre de)
• Saint-Xavier (ordre de)
• Saint-Agathe de Paternò (ordre souverain dynastique militaire de)
• Sainte-Anne de Russie (ordre dynastique de)
• Sainte-Catherine du Sinaï ou du Mont Sinaï (ordre des chevaliers de)
• Sainte-Foi (ordre de la)
• Sainte-Marie ou Notre-Dame de Bethléem (ordre hospitalier de)
• Sainte-Marie-Glorieuse (ordre souverain militaire de)
• Sainte-Rita (ordre des chevaliers de)
• Sainte-Trinité (ordre de la)
• Sauvegarde de la Vie et des Équilibres Biologiques (ordre de la)
• Savoie (ordre des chevaliers de)
• Secours (ordre miltaire équestre des chevaliers du)
• Signum Fidei (ordre)
• Silence (ordre des chevaliers du)
• Silence (ordre international des chevaliers du)
• Temple (ordre des chevaliers hospitaliers oriental orthodoxe catholique du)
• Temple (ordre international oecuménique du)
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• Temple (ordre rénové du)
• Temple (ordre du Saint)
• Temple (ordre souverain de l'épée du)
• Temple (ordre des veilleurs du)
• Temple de Jérusalem (ordre souverain militaire du)
• Temple de Jérusalem Branche Catalane (ordre souverain militaire du)
• Temple du Collège de Jacques Molay (ordre des chevaliers du)
• Temple et de la Rose de Jérusalem (ordre international des dames du)
• Temple Médiéval (ordre du)
• Temple Prieuré Allemand (ordre des chevaliers du)
• Temple Solaire (ordre souverain du)
• Terre Sainte (ordre de la)
• Teutoniques du Levant (ordre souverain militaire des)
• Union de la Chevalerie Chrétienne Internationale
• Union Internationale des Ordres (U.I.D.)
• Universalis Meriti ou Ordre Universel des Chevaliers de l'Honneur et des Compagnons du Mérite
• Vera Cruz (ordre souverain de la)
• Vert des Rangers des France (ordre)
• Zizo (orden independante de)
• Zouloulande (ordre de)
Appendice
(da: “Tricolore” n. 18, 24 gennaio 2004)
ORDINI CAVALLERESCHI E ORDINAMENTO ITALIANO
L’ammissibilità di ordini cavallereschi “non nazionali”
L’ammissibilità in Italia di Ordini Cavallereschi “non nazionali” è stata recepita nei pareri espressi dalla
Commissione consultiva il 4 marzo e 20 maggio 2002 e ripresi nella relazione del Capo del Cerimoniale
della Repubblica, Ambasciatore Balboni Acqua del 28 giugno 2002.
Il primo parere ricordava come ammissibili: “…gli “ordini di collana”, ossia quegli Ordini, generalmente
riservati ad un numero ristrettissimo di membri, creati da un Sovrano, non quale Capo dello Stato, ma
come capo della propria famiglia, e come tali destinati a sopravvivere anche dopo l’eventuale detronizzazione
della dinastia. Questi ordini hanno il loro fondamento giuridico nell’ordinamento delle varie dinastie
inteso come ordinamento giuridico non sovrano collegato a quello dello Stato fin quando la Casa è
effettivamente regnante ma, successivamente, da questo disgiunto dopo la detronizzazione, continuando
ad essere e ad essere considerata, almeno in parte, “fons honorum”.
A questi venivano assimilati… ”gli Ordini al Merito”, istituiti, a partire dall’inizio del secolo XIX, da
principi sovrani, nella loro duplice veste di “Capi” della loro famiglia e di Sovrani, non per costituire
una ristretta cerchia di fedeli, come nel caso degli Ordini di collana, ma per ricompensare meriti di vario
genere di soggetti (sudditi o no dei loro stati) distintisi per attaccamento al principe e alla sua Casa o,
semplicemente, benemeriti per i più vari motivi. Quasi sempre il numero degli insignibili era chiuso e
molto limitato, pur venendo utilizzati, di fatto, dai Sovrani regnanti, in modo molto simile agli ordini "di
Corona", legati allo Stato.
Il Sovrano che li istituiva, quindi, agiva non come Capo dello Stato ma come Capo della Dinastia nel cui
patrimonio araldico e familiare, l’Ordine entrava a far parte anche se poteva venire essere posto al servizio
dello Stato. Ad esempio l’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro fu affidato da Gregorio XIII nel 1572 ad
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Emanuele Filiberto come Duca di Savoia (ricordiamo che la Savoia non è mai entrata a fare parte del Regno
d’Italia perché persa nel 1859). Tale Ordine Dinastico venne però messo a disposizione dello Stato e
concesso sia quando i Savoia furono Re di Sicilia che Re di Sardegna ed infine Re d’Italia.
Schematicamente quindi, possiamo avere la seguente classificazione:
- Ordini di “Collana”: solo Dinastici
- Ordini di “Merito”: sia Dinastici che di Stato
- Ordini di “Corona”: solo di Stato.
I confini tra le tre categorie, spesso non erano definiti per cui è stato necessario esaminare in particolare
ogni singolo Ordine Cavalleresco. Nelle relazioni altri due pareri fondamentali venivano poi enunciati e
recepiti:
1- La possibilità di esaminare ulteriori Ordini che potessero presentare caratteristiche tali da poter essere
classificati nella categoria di “Ordini non nazionali”.
2- L’affermazione esplicita sulla discrezionalità piena da parte dello Stato Italiano all’ammissibilità
all’uso. Esempio pratico del metodo di studio analitico ed obiettivo utilizzato dalla Commissione Consultiva
potrebbe essere quello effettuato sullo Statuto dell’Ordine di S. Ferdinando e del Merito e su quello
di Francesco I, Ordini di natura completamente diversa fra loro.
Il primo, l’Insigne Ordine di S. Ferdinando e del Merito. Fu istituito da Ferdinando I Re delle Due Sicilie
il 1° aprile 1800 per premiare particolari dimostrazioni di fedeltà verso la persona del Sovrano. L’Ordine
aveva alcune caratteristiche degne di particolare valutazione: due sole classi (la prima a numero chiuso -
solo - 24 persone!), trattamento di “Eccellenza” ed il privilegio di “coprirsi il capo in presenza del Re, in
alcune cerimonie pubbliche, come fanno i Grandi di Spagna di 1° classe” .
Questi elementi fanno pensare ad un Ordine classificabile come “Ordine di collana”. Anche se con “dispaccio”
del 25 luglio 1810 fu aggiunta una terza classe per meriti militari che prevedeva anche medaglie
e pensioni. Questa aggiunta portò l’Ordine ad assumere caratteristiche “miste” di Ordine quasi “Supremo”
e di Ordine “al merito”.
Il secondo, l’Ordine di Francesco I. Istituito da Francesco I Re delle Due Sicilie il 20 settembre 1829,
quando già il Sovrano disponeva di diversi Ordini, era finalizzato a premiare il merito civile per ricompensare
servigi resi “alla Real Corona e allo Stato” da civili, magistrati, impiegati ed anche militari in servizio
per meriti civili.
La differenza, fortemente significativa, che appare emergere tra i due Ordini, ai fini della valutazione della
Commissione Consultiva consiste nel fatto che il primo, l’Insigne Ordine di S. Ferdinando e del Merito,
è assimilabile alla categoria degli Ordini Dinastici (se “di collana” nei primi due gradi, o “di merito”
non ha specifica importanza al fine dei lavori). Il secondo, l’Ordine di Francesco I, così come l’Ordine di
S. Giorgio della Riunione (destinato a ricompensare meriti militari), appare essere legato all’effettivo potere
regio, come Capo di Stato e non come Capo della Dinastia. Di conseguenza, questi ultimi due Ordini
non sembrerebbero suscettibili di provvedimenti autorizzativi da parte del Capo della Casa, indipendentemente
della Sua volontà di considerarsene ancora Gran Maestro (elemento del tutto estraneo rispetto ai
criteri di valutazione cui la Commissione si è ispirata).
Sulla opportunità da parte del Cerimoniale della Repubblica di ammettere all’autorizzazione all’uso in
Italia di un terzo Ordine facente riferimento a Casa Borbone Due Sicilie, fermi i presupposti teorici di legittimità
dell’Ordine di S. Ferdinando e del Merito, sembra evidente che nulla impedisca un oculato uso
del potere discrezionale, anche in considerazione che tale Casa ex regnante, è già stata riconosciuta titolare
di due Ordini per i quali non sussistono difficoltà per ottenere l’autorizzazione in conformità alle norme
previste dalla legge 178/51.
Paolo Boncompagni Ludovisi